domenica 21 novembre 2021

Gomorra, estetica del dolore e neorealismo.


Gomorra – la serie non è  Distretto di polizia o Don Matteo: è carne macinata, sangue e sperma primigenio tutto da seguire senza la  possibilità di alzarsi dal divano. Del libro di Saviano, a cavallo tra cronaca e saggio ha poco o niente: restano gli stessi paesaggi partenopei, le Vele di Scampia, Fuorigrotta ed un respiro internazionale ( Bulgaria, Germania e Lettonia ), che questa opera televisiva ha nel suo dna. La chiave di lettura è diversa,votata soprattutto allo spettacolo puro con sparatorie, esplosioni, amori traditi e omicidi cruenti , con una colonna sonora che solo alcuni "soloni" in malafede definiscono neomelodica. Musica a  cavallo tra la tradizione e l'urlo di disperazione dei quartieri più difficili della città partenopea. Suoni elettronici e la naturale tendenza del dialetto napoletano a farsi letteratura dei sentimenti e delle emozioni. L’ asse portante del racconto è  l'idea della  fascinazione del male, come motore di una trama sempre a cavallo tra il chiaroscuro di un racconto dai toni drammatici e teatrali, quella che ha fatto storcere il naso ad alcuni opinionisti del politicamente corretto, che vede una camorra fatta di personaggi omerici nella loro folle corsa  al potere, che rischia di raccontare  i boss e i loro attendenti come antieroi da imitare per i tanti “idioti dell’orrore”, come cantava Battiato trent’anni fa. 

Il cast di Gomorra  non è composto da nomi altisonanti per il grande pubblico,  attori comunque perfetti nel loro ruolo, con l’aggiunta di una spontaneità  di stampo neorealista. La serie è claustrofobica, nichilista, non c'è redenzione, racconta un estetica dell'orrore quotidiano, che tutti cercano di nascondere per un malinteso senso di vergogna, che colpisce chi non vuol vedere oppure chi pensa che Napoli non sia specchio del mondo, ma un microcosmo popolato da diavoli senza possibilità di redenzione

sabato 13 novembre 2021

Speriamo che il tempo basti.

C'è il tempo dello strazio, del cuore che si ferma, del freddo alla schiena, del buio che ti avvolge, di un tempo feroce, di mille ululati. È il tempo sghembo di tuoni rumorosi e fulmini all'orizzonte senza nuove albe. Intanto il pianto dei bambini passa veloce come acqua nel greto di un torrente senza ciottoli. È il tempo del profitto, dei latrati di cani randagi, della cattiveria gratuita senza senso, della perdita di senso, del male banale e del male accettato. Non voglio vivere così,  non voglio accettare che gli anni che passano , facciano da cornice all'orrore quotidiano, che viaggia in rete alla velocità della luce.
Posso solo urlare il mio " schifo ", sperando che basti. 
https://fb.watch/9fUZPgWqzA/

domenica 7 novembre 2021

Tempesta autunnale di guano.

Il vento in faccia, la pioggia negli occhi, il sole che ti brucia la pelle. L' intero universo che marcia in direzione ostinata e contraria alla tua. È il tempo delle cadute, della pazienza finita da un pezzo, della tua proverbiale calma e fermezza che da tempo chiedono di essere ricaricate con una dose massiccia di uranio arricchito. È vero si sta come d'autunno sugli alberi le foglie, ma tu non sei un poeta immortale. Se il fato si accanisce cadi e ti rialzi finché gambe, cervello e cuore non finiscono di parlarsi. Certo, niente di grave, di irreparabile, solo una serie di piccoli episodi quotidiani, che alla lunga bruciano anche i muscoli più allenati, i cuori più aperti, i cervelli più elastici. Ti chiedi del perché, se una giornata inizia male, finisce di merda. Allora quei pochi rimasti che ti vogliono bene, ti dicono di pensare alla salute, che in fondo sono "cazzate", che i problemi veri sono altri. È vero, ma per uno come me, cresciuto nel brodo primordiale di un fatalismo che tanto male ha fatto alla mia terra, arriva il momento che dici basta, anche perché é vero, ho una famiglia bellissima, litighiamo sempre, poi la sera ci abbracciamo, un lavoro che amo é la tendenza a curarmi con il bello che mi circonda, ma alla fine ti stanchi lo stesso, la rottura di coglioni diventa ineludibile, come le rondini in primavera. Vabbè per stasera può bastare!!!
P. S. Istruzioni per l'uso. Non è un successo niente di grave, solo una tempesta di guano al centro di Piazza Duomo a Milano.

mercoledì 3 novembre 2021

Come si muore, dove si muore, perchè si muore.

Non si muore solo di fatalità ed eventi eccezionali, si muore di corruzione, di delinquenza organizzata, di mazzette e di uffici tecnici pieni di inetti, raccomandati e corrotti. Si muore di condoni, percepiti nel sentire comune dell' italiano medio come " gesto riparatore " di presunti torti subiti. Si muore di rassegnazione e del " tanto non cambierà mai nulla". Si muore di intere generazioni non educate al bello, di egoismo sociale e di povertà. Si muore di ipocrisia politica, di convenienze momentanee e di danni permanenti. Si muore di giustizialismo a senso unico e di radicata e profonda ignoranza. Si muore e non si urla, si muore perché forse un Dio malvagio e disonesto ha disposto che così debba essere. Si muore in maniera uguale, ma anche diversa: perché se ti frana addosso una collina a Belluno è il fato cattivo che ci ha messo le sue sporche mani; anche se poi un grande esercito di formiche operose rimetterà a posto tutto, senza l' aiuto di nessuno. Perché Roma è pur sempre ladrona anche se tra Trastevere e i Fori Imperiali, arrivando a Montecitorio la lingua è quella Tosco- Padana da più di trent'anni. Se invece hai la sfortuna di morire sulla Statale che ti porta a Tropea " sutta a i petti " di Monteporo allora è il terrone mafioso che ha distrutto il territorio, circondato dall' inedia di un popolo nullafacente. 
Si muore di dolore e di silenzi assordanti. Si muore, ma non è giusto farlo così.

Cento domeniche.

Albanese come sempre è magistrale nel ruolo dell'uomo comune, quello fuori dai canoni correnti, la persona onesta che crede  nella buona...