giovedì 31 dicembre 2020

365 volte auguri.

Oggi non posso non pensare a : 1) la continua ricerca del bello e del giusto, strade che incrociandosi s'incontrano per poi perdersi;
2) chi lotta per un briciolo di dignità, accontentandosi di un lavoro malpagato e precario; 3)  chi crede, ancora e nonostante tutto nella giustizia; quella degli uomini, per quella divina ci vuole la fede; 4) al buon vino, alle belle donne, ai viaggi, bastano pure quelli interiori; 5) ai miei colleghi precari, che nonostante umiliazioni, vessazioni e bullismo istituzionale continuano a servire lo Stato o quel che ne resta; 6) ai miei alunni, la parte faticosa e poetica del mio lavoro; 7) ai pochi amici rimasti, pochi ma buoni; perché l'amicizia è una cosa seria; 8) alle mie passioni, alle mie pulsioni, alle mie frustrazioni che seppur celate mi ricordano sempre chi sono, come sono e da dove vengo; 9) a chi mi "dipinge" con angoli e spigoli e non con curve e rettilinei; 10) alla mia mamma e al mio papà, che mi hanno insegnato la " schiena dritta e lo sguardo alto ".
P. S. Un pensiero a tutti quelli che per mille svariati motivi hanno deciso di allontanarsi, mentre percorrevamo insieme l'ultimo pezzo di strada. Anche voi siete stati, seppur casualmente, acqua fresca che bagna una pianta assetata.
Auguri a tutti!!!

martedì 29 dicembre 2020

Buoni propositi per l'anno che verrà. Vol.2

"Per secoli la mia terra ha conosciuto scuotimenti profondi. Terremoti, frane e terribili alluvioni ne hanno cambiato la faccia e la forma. Il suo territorio fragile e pericoloso è stato triste metafora dello spirito profondo del calabrese. Solitario e testardo come un sentiero aspromontano. Tragicamente solo come il silenzio di una piatta spiaggia jonica. Gelido come l'innevato altopiano Silano. Aspro come la costa degli dei e spiazzante come la costa Viola. Fonte di ispirazione ma anche di pregiudizi da parte di menti illuminate che la saltavano di proposito nei tour a sud. Terra di testardi abitanti e di spiriti eletti ma soli e inascoltati. Terra di orgoglio covato sotto la cenere ma sempre vivo e presente nel cuore dei suoi figli, di emigranti silenziosi e dignitosi. Terra di sapori forti e di forti e secolari contraddizioni. Di contrasti, ambiguità e grandi slanci di solidarietà. Di figli che studiano e che studiando riscoprono glorie lontane ed orgogli recenti. Voglio bene alla mia terra e anche se da lontano le auguro che il nuovo anno sia quello giusto."

Vecchio vs Nuovo. Buoni propositi per l'anno che verrà.

Pensavo alla differenza tra l'abuso che spesse volte facciamo dei sostantivi nuovo e vecchio. Attribuiamo alle due parole, presi come siamo dalla cultura dell' efficientismo, significati diametralmente opposti. Il vecchio rimanda all' obsoleto, allo sgradevole odore di muffa, a qualcosa che non serve, a qualcosa da buttare via senza nemmeno troppi rimpianti. Lo stupido neologismo " rottamare " declinato nelle varie sfumature linguistiche dell'epoca post- politica, è il segno che la cultura della memoria come patrimonio imprescindibile del genere umano è venuta a mancare proprio nel momento più importante per un suo eventuale recupero. Ma il discorso tra il " vecchio e il nuovo " , non può ridursi alla sola dimensione politica. Tutta l'esistenza di un essere umano è senza ombra di dubbio "scissa" tra queste due parole apparentemente così lontane. Eppure per il nuovo anno, almeno per quel che mi riguarda, il proposito dovrebbe essere quello di rivalutare e riconsiderare la necessaria utilità del sostantivo  vecchio, non più parola che riconduce al passato inteso come negativo, nell'ottica di una lettura della storia che va dal peggio al meglio, ma di una stretta necessità che porti all'esame razionale di ciò che è buono da quello che non lo è. Lasciando da parte stupidi miti di progresso creati in laboratorio. 

Pacifico scambio di opinioni.

Libreria Feltrinelli del Centro Commerciale di Pontecagnano ( Sa ).
In fila per pagare, con carta del docente, un po' di sane letture.
Dietro di me,  "distinto" signore di mezza età.
Mi rivolgo alla commessa dicendole che pago con carta del docente.
Il tempo di generare il buono con il mio smartphone e il "distinto" signore, con tono a metà tra il mellifluo e  il sarcastico mi dice:" anch'io vorrei spendere più di cento euro di libri, ma l'azienda non me li paga".
Mi parte l'embolo, incurante delle dimensioni dello stesso, incomincio a rispondergli con un lungo elenco di cose che vorrei fare ma che non posso fare: 1) Vorrei fare il doppio o il triplo lavoro;
2) naturalmente non pagando il dovuto al fisco;
3) Vorrei riconosciute le innumerevoli ore di lavoro extra - contratto;
4) Vorrei non pagare tutti gli esami di controllo che periodicamente faccio e non pagare la mensa scolastica al massimo previsto per mio figlio, anche perché, vedi punti 1 e 2, a me il fisco mi ha battezzato fin da quando sono nato;
5) Vorrei acquistare un suv da cinquantamila euro, al prezzo di una utilitaria con 100000 Km;
6) Vorrei che mi rinnovassero il contratto per come previsto dalla Costituzione e non le rarissime volte che si allineano i pianeti del sistema solare;
7) Vorrei recuperare attraverso i buoni pasto, tutti i soldi spesi per pranzare con i colleghi.
La mia perorazione " sindacale "da prefica arrabbiata dura diversi minuti.
Mi accorgo che nel frattempo la fila dietro di me è diventata lunga e numerosa, saluto, auguro buon anno alla cassiera, visibilmente imbarazzata, e mi allontano; anche perché non mi va di chiudere questo 2020 nel reparto ortopedico del nosocomio salernitano.

martedì 22 dicembre 2020

Momenti che diventano ricordi. Note a margine di giorni felici.

Io non riesco a capire cosa sia il Natale senza le carte da gioco, senza i dolci tipici, senza quel calore umano imperfetto che permea i cuori; caricandoli di ricordi che difficilmente sbiadiscono con l'incedere inesorabile degli anni e delle stagioni.
Il Natale è  un  tempo fermo, un fotogramma che immortala storie che si raccontano solo con la voce stridula e gioiosa dei bambini.
La carta dei regali strappata, il cuore che esplode in petto all'arrivo dei cugini, le bucce sminuzzate dei mandarini che coprono le " cartelle " della tombola, i piccoli imbrogli, subito scoperti e perdonati, per un terno da trecento lire.
Le incazzature feroci e ingenue, perché  nella processione improvvisata in direzione presepe, non eri tu ad accompagnare nel palmo delle mani la statuina del piccolo " sovversivo ".
Natale è  maturare l'idea che alla fine senza sorrisi, senza serenità, non si è nient'altro che pura materia deteriorabile nel gioco razionale e meccanico di esistenze prive di significato.
Natale è inizio e svolgimento senza una fine programmata, perché l'importante è  vivere nella piena consapevolezza che tutto diventa condivisione " religiosa " della nostra quotidianità. Natale sono i nonni che non ci sono più, pura memoria e storia di regole condivise e accettate.
Ringrazio il fato, che tutto regola, di avermi regalato momenti che restano, formano e solcano il cuore fino a toccarti l'anima.

Cento domeniche.

Albanese come sempre è magistrale nel ruolo dell'uomo comune, quello fuori dai canoni correnti, la persona onesta che crede  nella buona...