lunedì 23 agosto 2021

Il potere dei simboli.

Ho visto un vecchio servizio televisivo sui funerali dei Casamonica a Roma, di qualche anno fa.
C'è una spaventosa arretratezza culturale nell'analisi del fenomeno mafioso. Ti aspetti dopo milioni di dibattiti, migliaia di pubblicazioni e centinaia di ore di servizi televisivi meno approssimazione nel giudicare fatti gravi come quello dei funerali romani del boss della0 famiglia Casamonica. I cavalli, il costo delle esequie, la colonna sonora, i rubinetti d'oro, i rom che non mancano mai, la politica etc etc. I fatti romani dimostrano se ancora c'è ne fosse bisogno una cosa importante è fondamentale cioè che: i clan vivono di simbologia religiosa e laica e attraverso questa simbologia affermano in maniera potente il loro dominio su territorio di competenza. Le mafie hanno assunto ormai una dimensione transnazionale e trasversale alla società civile. Immaginarle ancora come fenomeni di "arcaico costume" relegandole al lato primitivo e violento della loro condotta o peggio a fenomeni di folklore regionali; significa non aver capito niente di ciò che sta succedendo o peggio aver fatto finta per convenienza o altro che a " Palermo, Reggio Calabria, Napoli, Milano, Torino, Duisburg, Toronto o Sidney il problema non è il traffico". Facendo ciò si è correi del diffondersi di questo cancro che non può fermarsi all'iconografia Kitsch della carrozza funebre con il contorno di musiche di Nino Rota. Le mafie prima del fuoco delle armi, comprano, delegittimano si alleano con la società"civile".

giovedì 12 agosto 2021

Il tempo dei cretini.

📌 Il tempo dei cretini.

Poi arriva agosto, il tempo dei cretini, di quelle figure leggendarie, che dopo 11 mesi passati a fare gli "schiavi" tra le brume padane dirigono il loro carico di fatica e frustrazioni verso Sud. Li riconosci subito, hanno la faccia perennemente attraversata da una espressione di schifo misto a disgusto. Guardano gli "indigeni" locali con altera supponenza, si agitano oltre l'inverosimile, per una macchina in doppia fila, per un caffè che da 70 cent passa ad 80 cent, per la connessione internet che viaggia lenta, per la gente che gesticola e parla a voce alta. Per gli orari da "lavativi" degli esercizi commerciali, perché si sa in Magna Grecia si pensa troppo e si fa poco. Questi personaggi molte volte non sono" biechi e ignoranti " muratori bergamaschi o analfabeti amministratori Veneti; quelli dei cartelli stradali nel loro dialetto. Questi tristi figuranti sono invece giovani menti dagli - studi alti- come diceva la buonanima di mio nonno. Personaggi che sui social non smettono mai di propagandare la loro elettrizzante vita da amministratori delegati di grandi aziende. Ti aspetteresti da questi personaggi così brillanti un minimo di capacità di analisi e una certa dose di discernimento; non parlo di sentimenti quale l'attaccamento alla propria terra o il richiamo ancestrale del sangue, che potrebbero risultare agli occhi di cosi singolari personaggi repellenti modi di essere. Non parlo nemmeno del nobile sentimento della riconoscenza, farlo con dei rinnegati sarebbe inutile e faticoso. Piuttosto osservandoli e ascoltandoli mi sovvengono in aiuto due episodi. Tanto tempo fa nel mio paese c'erano un padre ed un figlio, che durante la passeggiata domenicale camminavano uno dietro l'altro. Il figlio avanti con cipiglio fiero e sicuro vestito a festa ed il padre persona anziana piegata dagli anni e dal duro lavoro agricolo, con sguardo basso e insicuro. Il figlio giovane avvocato si vergognava del padre contadino semianalfabeta; sentimenti di vergogna che evidentemente non nutriva quando doveva chiedere il denaro per mantenersi agli studi. Racconta mia madre che agli inizi del secolo scorso  sua nonna , dovendosi spostare da un quartiere periferico della città di Messina per recarsi in Calabria a conoscere la futura sposa di mio nonno, osservando il maestoso e sublime panorama dello stretto di Messina a cavallo fra Jonio e Tirreno dominato dai contrafforti Aspromontani ebbe ad esclamare - matri quantu e ranni u munnu !!!- Trad. Mamma quanto è grande il mondo !!! La povera donna non era mai uscita dal  microcosmo del suo quartiere. Ecco osservando e disprezzando questi personaggi mi sono venuti in mente questi episodi.

Brucia la terra ferita.

Brucia l'estremità dello stivale, brucia l'area grecanica, quella latina, i piani dello Zomaro,  avvolto nel fumo e nella cenere il Parco Nazionale dell'Aspromonte. Quello degli alberi sentinelle della storia, dei boschi antichi, la foresta di Acatti e la Valle infernale, i boschi di Roccaforte.Non bruciano foglie secche, sterpaglie fastidiose o il parchetto "stitico" di una qualunque città. Brucia il patrimonio UNESCO, il paesaggio che racconta la storia di questo lembo di terra che non smette di soffrire e fare miracoli. Muoiono gli uomini, testimoni di un lavoro nobile e faticoso, nel tentativo di salvare la " roba ", gente     che conosce i sentieri aspri della montagna e della vita. Muoiono gli animali, mentre i rapaci volano lasciandosi alle spalle il crepitare delle foglie ed un malinconico tappeto di cenere grigia. Tutti sono colpevoli di questo disastro, la politica certo, quella regionale da destra a sinistra, dall'alto in basso, tutta concentrata su se stessa a perpetuare un potere che ha solo badato ad autorigenerarsi e a condurre in porto loschi affari e losche alleanze. Quella nazionale, che negli anni ha vellicato e poi stimolato i bassi istinti razzisti di chi ha lucrato voti sull'ignoranza parlando a cazzo di eserciti di forestali, la Calabria è solo mare, vero miserabili ignoranti!!! Questa terra è  in guerra, una guerra combattuta a mani nude, nella forza silenziosa dei suoi volontari, dei suoi cittadini e nel silenzio colpevole di un sistema mediatico/economico che racconta questo fuoco maledetto come se fosse un incidente senza vittime sulla tangenziale Ovest di Milano. Un solo Canadair solca il cielo in questi giorni di afa, festa e meritato riposo. È come se un pazzo con un taglierino, riducesse in mille piccoli pezzi la Vergine delle Rocce di Leonardo da Vinci. Le opere d'arte parlano allo spirito dei popoli, i capolavori della natura sono lo spirito dei popoli, il genius loci che, per chi sa coglierlo, apre al senso del nostro esistere.

mercoledì 11 agosto 2021

Autostrada

In autostrada mi succede spesso di riflettere su determinati aspetti del "idiota- tipo" al volante. Non mi sfuggono mai delle costanti che si ripetono sempre uguali a se stesse. Cominciamo con il dire che la principale di queste costanti è la cilindrata del motore. In parole povere le dimensioni e  la potenza di un motore non corrispondono mai alla dimensione e potenza del cervello dell'autista. Le peggiori coglionate vedono interpreti fondamentali queste povere bestie che scambiano il proprio veicolo dal motore a scoppio, come un mezzo capace di superare la velocità della luce. Poi ci sono i conducenti dei Suv, li osservi e pensi che Cesare Lombroso non era certamente il bieco razzista che viene descritto sui libri di storia. Abbiamo due tipi di conducente di Suv: il "coglioncello" figlio di papà che ti riporta con le sue manovre azzardate, ad un sano desiderio di aggiunta nel codice di procedura penale delle pene corporali e il nonnetto arzillo "lampadato" che ha scambiato la sua macchina per un surrogato della sua ormai ultima e remota erezione. Tra tutta questa varia umanità spicca una figura mitologica: la ragazzina fighetta neo- patentata alla guida della macchinetta sportiva regalata da papino. Personaggi che popolano le nostre strade, che si trovano solo in Italia, che pensano che basti mettere a repentaglio la vita delle persone per essere annoverati nella specie umana.

Cento domeniche.

Albanese come sempre è magistrale nel ruolo dell'uomo comune, quello fuori dai canoni correnti, la persona onesta che crede  nella buona...