Albanese come sempre è magistrale nel ruolo dell'uomo comune, quello fuori dai canoni correnti, la persona onesta che crede nella buona fede delle persone che lo circondano. Un uomo onesto che mostra attenzione e gentilezza (spesso non ricambiata) verso gli altri. I dialoghi sono precisi e credibili fino ad un certo punto, diventano più forzati verso la fine del film, perché lì Albanese deve raccontare persone molto lontane da lui e eticamente incomprensibil
i. Gli incontri con la madre, sono pieni di malinconica poesia.E' tragica la parabola umana di Antonio, prevedibile per tutti ma non per lui. Antonio non reagisce con la dovuta tempestività semplicemente perché quello non è il suo mondo, non è il suo sistema di valori, ciò su cui ha basato la sua intera vita. E poi la vergogna per essere stato così ingenuo, così sprovveduto. Per non avere mai letto le clausole in piccolo, fidandosi delle strette di mano e di chi lo chiamava per nome. Albanese si conferma il miglior attore italiano, capace di mettersi sulla stessa frequenza del sentire comune e della vita di tutti i giorni.
Nessun commento:
Posta un commento