📌 Il tempo dei cretini.
Poi arriva agosto, il tempo dei cretini, di quelle figure leggendarie, che dopo 11 mesi passati a fare gli "schiavi" tra le brume padane dirigono il loro carico di fatica e frustrazioni verso Sud. Li riconosci subito, hanno la faccia perennemente attraversata da una espressione di schifo misto a disgusto. Guardano gli "indigeni" locali con altera supponenza, si agitano oltre l'inverosimile, per una macchina in doppia fila, per un caffè che da 70 cent passa ad 80 cent, per la connessione internet che viaggia lenta, per la gente che gesticola e parla a voce alta. Per gli orari da "lavativi" degli esercizi commerciali, perché si sa in Magna Grecia si pensa troppo e si fa poco. Questi personaggi molte volte non sono" biechi e ignoranti " muratori bergamaschi o analfabeti amministratori Veneti; quelli dei cartelli stradali nel loro dialetto. Questi tristi figuranti sono invece giovani menti dagli - studi alti- come diceva la buonanima di mio nonno. Personaggi che sui social non smettono mai di propagandare la loro elettrizzante vita da amministratori delegati di grandi aziende. Ti aspetteresti da questi personaggi così brillanti un minimo di capacità di analisi e una certa dose di discernimento; non parlo di sentimenti quale l'attaccamento alla propria terra o il richiamo ancestrale del sangue, che potrebbero risultare agli occhi di cosi singolari personaggi repellenti modi di essere. Non parlo nemmeno del nobile sentimento della riconoscenza, farlo con dei rinnegati sarebbe inutile e faticoso. Piuttosto osservandoli e ascoltandoli mi sovvengono in aiuto due episodi. Tanto tempo fa nel mio paese c'erano un padre ed un figlio, che durante la passeggiata domenicale camminavano uno dietro l'altro. Il figlio avanti con cipiglio fiero e sicuro vestito a festa ed il padre persona anziana piegata dagli anni e dal duro lavoro agricolo, con sguardo basso e insicuro. Il figlio giovane avvocato si vergognava del padre contadino semianalfabeta; sentimenti di vergogna che evidentemente non nutriva quando doveva chiedere il denaro per mantenersi agli studi. Racconta mia madre che agli inizi del secolo scorso sua nonna , dovendosi spostare da un quartiere periferico della città di Messina per recarsi in Calabria a conoscere la futura sposa di mio nonno, osservando il maestoso e sublime panorama dello stretto di Messina a cavallo fra Jonio e Tirreno dominato dai contrafforti Aspromontani ebbe ad esclamare - matri quantu e ranni u munnu !!!- Trad. Mamma quanto è grande il mondo !!! La povera donna non era mai uscita dal microcosmo del suo quartiere. Ecco osservando e disprezzando questi personaggi mi sono venuti in mente questi episodi.
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