Io non riesco a capire cosa sia il Natale senza le carte da gioco, senza i dolci tipici, senza quel calore umano imperfetto che permea i cuori; caricandoli di ricordi che difficilmente sbiadiscono con l'incedere inesorabile degli anni e delle stagioni.
Il Natale è un tempo fermo, un fotogramma che immortala storie che si raccontano solo con la voce stridula e gioiosa dei bambini.
La carta dei regali strappata, il cuore che esplode in petto all'arrivo dei cugini, le bucce sminuzzate dei mandarini che coprono le " cartelle " della tombola, i piccoli imbrogli, subito scoperti e perdonati, per un terno da trecento lire.
Le incazzature feroci e ingenue, perché nella processione improvvisata in direzione presepe, non eri tu ad accompagnare nel palmo delle mani la statuina del piccolo " sovversivo ".
Natale è maturare l'idea che alla fine senza sorrisi, senza serenità, non si è nient'altro che pura materia deteriorabile nel gioco razionale e meccanico di esistenze prive di significato.
Natale è inizio e svolgimento senza una fine programmata, perché l'importante è vivere nella piena consapevolezza che tutto diventa condivisione " religiosa " della nostra quotidianità. Natale sono i nonni che non ci sono più, pura memoria e storia di regole condivise e accettate.
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