Esigenza di raccontarsi in maniera disordinata. Voglia di comunicare, anche quando non farlo sarebbe meglio. Tensioni da scaricare, flusso di coscienza come cura e tanta voglia di lasciare, magari solo per un secondo,un attimo di riflessione. Alla fine siamo quello che "scriviamo". Parole usate con cautela e rispetto,questo il principio che mi guida. Buona lettura!!!
domenica 2 maggio 2021
Politica alla sbarra.
Eppure penso che dietro alla parola rivoluzione, nel corso dei secoli siano nati molti equivoci. Declinare il sostantivo rivoluzione non è facile; di rivoluzioni e tentati sovvertimenti dello stato esistente delle cose si è perso il conto. Sono tante le tipologie di rivoluzione,quella che però ci riguarda più da vicino nello stanco e invecchiato mondo occidentale è la rivoluzione giudiziaria. Quando la politica perde la sua stella polare, quella delle risposte alla comunità e quella dell'etica come pratica giornaliera e costante, allora il popolo pensa di risolvere tutto delegando al magistrato di turno il fastidioso disbrigo delle regole. Succede però che in Italia paese della delega e del disimpegno e della morale un tanto al chilo, il problema della legalità venga affidato a quella che nel tempo è diventata un surrogato della pratica politica cioè la magistratura. Periodicamente crescono movimenti e partiti che cavalcano il sentimento popolare dell'antipolitica e del giustizialismo a prescindere, i consensi crescono velocemente così come lo sdegno molte volte leggittimato da azioni immorali e delinquenziali, ma c'è il fondato rischio che in questa furia cieca - paga u giustu pu peccaturi- come si dice con saggezza antica dalle mie parti. Diffido quindi della politica delle procure, così come diffido di chi pasce il sentimento popolare di furori e rancori. Sono sempre stato un garantista a dispetto di tutto e di tutti ed ecco perchè penso che chi sbaglia deve pagare, ma penso pure che il pubblico ludibrio mediatico sia foriero di tempi bui e tristi. La politica è governo della comunità deve avere regloe certe autoprodotte e limpide. L'avversario politico lo si batte nel governo delle città e nella convinzione che le proprie idee siano le migliori per risolvere i problemi della gente. Se le forche rimangono il simbolo di un paese che si vuole democratico, allora non c'è più niente da fare. Sono cresciuto nella convinzione che una persona innocente in carcere sia molto peggio di dieci delinquenti a spasso, idea impopolare e forse poco italiana, ma che rispecchia senza ombra di dubbio i fondamenti della civiltà giuridica occidentale.
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