Tutto corre in maniera anomala, le persone con i carrelli pieni nei supermercati, si guardano, si scrutano, fanno finta che questo sabato sia uno come tutti gli altri.
I medici nelle farmacie ti attendono con mascherine che non sono quelle dei bimbi che si riversano in piazza, maschere da scenario post - atomico.
L'orecchio attentato a intercettare suoni di ambulanze e sirene della polizia che le scortano.
La mia ansia vestita da razionalità cartesiana.
Lo sguardo di madre e donna di mia moglie, la dolce incoscienza del mio piccolo cucciolo, che mi chiede di uscire per fare una passeggiata.
I miei colleghi in "quarantena" che compulsivamente cercano una soluzione a problemi più grandi di loro.
I miei alunni che venerdì mattina ascoltavano sbigottiti, le mie risposte vaghe, a domande piene di legittima voglia di sapere.
Il tempo fermo di una cittadina di provincia a due passi dalla metropoli, sospeso in secondi, minuti e ore senza una visione complessiva del fenomeno.
Ma soprattutto un dolce pensiero alla mia collega che tiene in grembo il suo bimbo e al suo compagno forte e resistente come un gigante, possiate riprendere in mano la vostra vita con la gioia e la voglia di correre che sempre vi ha contraddistinto.
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