mercoledì 8 dicembre 2021

Ricordi scolastici.

Si avvicina con discrezione, lo guardo e gli chiedo cosa stesse succedendo. Mi dice che lui non vuole studiare la lezione di scienze, nel mentre qualche lacrima gli riga il viso. Lui un timido ragazzino di tredici anni, trova il coraggio e "l'incoscienza" di confidarmi che lui l'apparato riproduttore si rifiuta di studiarlo,ed è per questo che ha già avuto dalla collega di scienze un brutto voto. Mi prega in qualità di coordinatore di intercedere con la collega. La tentazione è quella di spiegargli che i coordinatori a scuola non contano un c.... lavorano solo di più per una miserevole "mancetta" pagata dopo un anno. Pensi che questo disagio possa essere di natura educativa, cerco di pensare alla sua famiglia, alla mamma che inevitabilmente ha un ruolo fondamentale nel percorso educativo del figlio. Niente mi aiuta nel cercare di capire la natura del disagio. Alla fine dopo mille congetture lo rassicuro e gli dico che intercedo io con la mia collega. Parlando con la mia collega, simpatica donna che si avvia alla pensione dopo una vita per la scuola, dalle "altezze siderali" della sua esperienza e del suo istinto infallibile di donna e madre mi rassicura dicendomi: tranquillo Francesco non c'è nessun problema si tratta solo di un "essere speciale" e di una sconfinata enorme tenerezza che è patrimonio genetico di quel ragazzo. La guardo e penso che anche oggi ho imparato qualcosa. Ma lui il mio piccolo ed unico studente si aggrappa a me come un naufrago tra i marosi, e cerca di avvalorare il suo disagio dicendomi che durante le ore di scienze lui addirittura si tappa le orecchie per non sentire quelle parole.

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