Perchè per essere mafiosi non bisogna necessariamente appartenere a famiglie di mafia.
Essere mafiosi non significa solo chiedere il pizzo, trafficare in droga, infiltrare le istituzioni con metodi violenti.
La mafia è sempre in mezzo a noi, dove non ti aspetti di trovarla, dietro facce apparentemente rassicuranti.
Le incroci per strada, fanno la fila al supermercato, pagano i bollettini dell'energia elettrica e del gas facendo la fila alla posta.
Ricoprono effimeri posti di potere, ed ogni santo giorno abusano meschinamente del loro ruolo per sfogare frustrazioni e naturale istinto animale, prevalente in siffatti figuri.
Sono capaci di complicarti la vita se non stai in guardia, sono servi figli di servi cresciuti nell'obbedienza cieca al più forte del loro gruppo.
Si consolano e si pentono comodamente protetti all'ombra delle loro rassicuranti parole d'ordine, predicano amicizia e fratellanza, accoglienza e integrazione e poi gozzovigliano insieme a uomini vestiti color porpora o vestiti di "eleganti" capucci neri.
Danno assistenza e istruzione ai poveri, agli ultimi, ai disederati non prima di aver letto un capitolato di appalto e firmato un ricco contratto.
Poi ci sono quelli che vendono la dignità, semmai ne hanno posseduta una, per quattro "misere lire", infatti sono disposti ad offendere, umiliare, segregare e non mollano la presa fino a quando non raggiungono l'obiettivo.
Ti tradiscono, ti spiano e poi come squallide iene si cibano della tua carcassa, quando però tornano a casa intorno al desco raccontano di giornate ricche e stimolanti passate ad aiutare il prossimo, poi certo per i peccati c'è una comoda e rassicurante chiacchierata con il rappresentante dell'altissimo.
Sono mafiosi con l'aggravante dell'ipocrisia usata per scavalcare, consolidare e vivere la loro vita meschina fatta di squallidi episodi che costellano la loro miserrima esistenza.