Esigenza di raccontarsi in maniera disordinata. Voglia di comunicare, anche quando non farlo sarebbe meglio. Tensioni da scaricare, flusso di coscienza come cura e tanta voglia di lasciare, magari solo per un secondo,un attimo di riflessione. Alla fine siamo quello che "scriviamo". Parole usate con cautela e rispetto,questo il principio che mi guida. Buona lettura!!!
lunedì 13 aprile 2020
Riflessioni veloci. Garanzia per un giorno.
Forse è la prima volta che penso al vuoto, inteso come spazio da riempire con gli ingredienti della vita vissuta. Sorrisi, lacrime, parole che si perdono nell'aria, altre che cadono e solcano l'anima. Il vuoto di una piazza o di una strada trafficata; riempito dallo scalpiccio di passi pieni di giorni vissuti e obsoleti, ma anche di quotidianità che rassicura e fa star bene. Un bar chiuso diventa così simbolo di socialità disintegrata, una chiesa senza fedeli è come il lettino vuoto dello psicanalista, una serranda che si abbassa è una ferita che difficilmente si rimargina.Ti capita quindi di pensare ai rumori che ti davano fastidio, così come si pensa alla storia d'amore finita male, ma che nonostante tutto periodicamente ritorna a dirti che è stato importante aver vissuto senza infingimenti alcuni. Il vuoto di questi giorni è assenza di senso, quel tempo vuoto trascorso senza un perché. Vuoto di tempo e vuoto di storia che cambia la storia. Penso che la cosa più giusta, è che alla fine di questi giorni tristi, dovremmo sostituire il nostro tempo compresso in quattro mura, con musica,cibo, sesso e parole. Di sguardi e di urla piene di vita torneremo a nutrirci, per rimuovere il suono sordo e irreale di un respiro in una strada vuota, di una parola al sapore di cristalli liquidi pronunciata davanti a uno schermo. Perché stranamente si vive di occhi, orecchie, abbracci e baci. Tutto il resto e finzione, come il vuoto artificiale di questo tempo infinito.
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