Ma chi se ne fotte della Calabria, la Calabria non è Italia, al massimo per i romantici come me è un luogo dello spirito, un ideale mai portato concretamente avanti.
Ma li avete sentiti i cialtroni che pretendono un seggio?
Oppure avete letto sulla grande stampa nazionale di dibattito politico tra Cosenza e Reggio Calabria. Ma chi se ne fotte della Calabria, dei suoi scadenti indicatori economici, delle sue strade interne fatiscenti, dei suoi giovani " studiati " che se ne vanno, tra rimpianti, sogni e dispiaceri genitoriali. Chi se ne fotte dei medici, bravissimi, costretti a lavorare in ospedali fatiscenti, dei docenti che ogni mattina tengono, a costo di enormi sacrifici e rischi, la posizione in zone di frontiera, come moderni soldati nelle trincee della prima guerra Mondiale.
Chi se ne fotte dei disoccupati che muoiono di inedia davanti al bar, delle centinaia di ragazzi che non studiano e non lavorano, di genitori anziani che hanno imparato a convivere con una solitudine devastante.
Chi se ne fotte dello sconforto che prende alla gola chi imperterrito e innamorato continua a parlarne, con un atto estremo di folle amore.
Questa regione d'oriente in pieno occidente, fatta di gente fiera, silenziosa e testarda non fa notizia; nemmeno quando una nutrita schiera di figli di questo estremo lembo dello stivale, decidono che è l'ora di dire basta al malaffare, alla criminalità organizzata, alla politica corrotta, alla massoneria e ai servizi deviati.
Tanto Gratteri è solo un santino da esporre il giorno della festa del santo, è quello delle inchieste " fuffa " vero signor Sgarbi?
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