Il Natale dell'Occidente democratico e tecnologico non è mai stato prettamente cristiano, non parlo solamente del tanto vituperato consumismo, obbligo di chi altrimenti non vive senza comparire.
Presi come siamo a contare ricchezze che non abbiamo, sommersi da debiti e sensi di colpa, nulla sappiamo dei cristiani ai tempi delle catacombe,di quella società che con visione futuristica divideva gioie e dolori, ma anche beni materiali visti come strumento di sopravvivenza e condivisione, oltre ad una visione che portava alla redenzione l'uomo nuovo che stava per nascere, quello per intenderci che riscopriva nel soffio primigenio del proprio corpo un senso concreto, sostituendolo ad un esistenza darwiniana.
Il Natale post moderno, quello che regola ancora la certificazione in vita solo ed esclusivamente attraverso mai curate sindromi da accumulo compulsivo, in questa corsa nichilista verso la distruzione definitiva della nostra casa comune, è quello che abbiamo sempre fatto e che continuiamo a fare da Henry Ford in poi, quando una serie di pezzi piazzati su un nastro trasportatore e assemblati, in tempi prestabiliti, da contadini malpagati trasformati in zombie, per farne oggetti del desiderio indotto attraverso potenti strumenti della comunicazione e della manipolazione, non può essere il Natale del Nazareno, quello del messaggio cosmopolita e di pace, predicato in Chiese sempre più vuote e anziane.
Ho come l' impressione che al momento, non ci siano risposte ad una voragine vuota di valori e principi, anche perché al momento non c'è vaccino che blocchi una società anestetizzata.
La domanda è: serve il neo - francescanesimo del Vescovo di Roma? Apostolo inascoltato con i nemici in casa.
Serve la riscoperta politica del pauperismo, ad uso e consumo di populismi, uguali e contrari ad una destra con derive nazional- qualunquistiche.