In merito alle linee guide “ Piano scuola 2020-2021”.
Iniziamo con il dire che lo stile e la “retorica” del linguaggio utilizzato è, senza ombra di dubbio alcuno, quanto di peggio possa sfornare l’obsoleta burocrazia italiana; esigenza sicuramente nata dalla impellente necessità di nascondere e confondere l’opinione pubblica e le famiglie, nascondendosi dietro il “velo trasparente” del “lo dicono gli esperti”.
Possiamo leggere, oltre questo gioco dialettico, le grandi contraddizioni riguardanti la didattica a distanza, a pagina 6 definita “integrata” alla didattica in presenza, a pag 15 come unico strumento in caso di una ripresa del lockdown.
Per quello che riguarda invece la sospensione delle attività didattiche, le domande senza risposta sono: come si arriva a tale decisione? Chi sono gli attori? Ma soprattutto qual è il ruolo degli organi collegiali?
Altra preoccupazione è la tragica mancanza dai tavoli regionali del mondo della scuola.
Ci sono proprio tutti: direttori delle Usr, assessori dell’istruzione, dei trasporti, della salute, rappresentanti regionali dell’Unione province, Anci e Protezione civile.
Se poi passiamo all’aspetto più prettamente didattico/educativo restano vaghe e oggetto di dibattito la riorganizzazione del gruppo classe, inoltre bisogna sciogliere le riserve riguardanti le articolazioni modulari e l’aggregazione delle varie discipline; tutto questo concorre a creare il peggio del peggio dello “scolastichese”.
Di vero rimane il progressivo e inesorabile sfaldamento della didattica, che non è più affidata ad una organizzazione oraria dal concreto spessore educativo.
Non troviamo inoltre riferimenti alle richieste riguardanti la scuola come presidio sanitario, richieste provenienti dagli attori protagonisti del mondo della scuola – docenti e genitori – il tampone e l’infermiere di plesso sono ormai una visione romantica di chi pensa che la scuola debba essere oltre che luogo di socialità, anche luogo sicuro e accogliente per tutti.
Un aspetto tragicomico riveste la definizione di distanziamento fisico “un metro fra le rime buccali degli alunni”, il contrario della norma prevista riguardante la sicurezza ordinaria.
Appare quindi, senza bisogno di avere particolari competenze architettoniche e di calcolo, una vera e propria farsa tutto questo parlare di classi pollaio.
La scuola, per sua intima e naturale essenza, è ambiente dinamico, dove gli attori principali non sono e non saranno mai, comparse insignificanti del processo educativo.
Aggiungiamo che questa decisione sembra pensata per saltare “a piè pari” il “nodo gordiano” degli spazi, tutto si riduce ad un mero “trucco contabile”, che fa scomparire un gran numero di spazi da riadattare e di conseguenza una riduzione drastica del personale docente e non.
Un ministero che, sulla questione assunzioni, gioca con molta scioltezza sulla pelle di migliaia di professionisti e delle loro famiglie: assunzioni a tempo determinato ( vincolate ad eventuali lockdown), nuovi ingressi che non sono altro che la semplice sostituzione dei tanti nuovi pensionati, il tutto a costo zero, per non parlare dei prossimi futuri e presunti docenti tramite concorsi che, se tutto va bene, troveranno la loro conclusione tra un paio di anni.
Tutto questo, mentre la scuola ha bisogno di sei miliardi e non di uno, mentre le cifre ufficiali ci dicono che ci sarà un gran ballo di docenti precari almeno fino a dicembre, per quest’anno si prevedono più di ottantacinquemila supplenti.
Tra le righe si trova anche un riferimento molto vago ad “eventuali coperture finanziarie” facenti riferimento al famoso piano europeo del Recovery fund, si ripropongono invece i patti educativi, l’entrata a “gamba tesa” del principio di sussidiarietà e la partecipazione attiva del Terzo settore, una maniera, nemmeno tanto velata di far entrare dalla porta principale il privato nella scuola pubblica, in merito a quanto detto, appare stucchevole, arrogante e ipocrita, la presunta contrarietà del movimento cinque stelle, al finanziamento delle scuole paritarie, bisogna inoltre ricordare che questa parte del piano di rientro sembra scritta non da rappresentanti del popolo laici e repubblicani, ma da estensori facente parte della Compagnia delle Opere e di Comunione e Liberazione.
Cosa dire inoltre del ritocco del “Patto educativo” sbilanciato ormai in maniera vergognosa sul versante famiglie, per far si che le stesse possano avere più potere decisionale sulla libertà di insegnamento.
Alla fine di questa breve e tragica carrellata riguardante il destino della scuola, dopo l’epocale pandemia, mi viene da parafrasare quello che Daniel Pennac scrive in merito a chi fossero gli attori principali del processo educativo: “ Ho sempre pensato che la scuola fosse fatta prima di tutto dagli insegnanti. In fondo, chi mi ha salvato dalla scuola se non tre o quattro insegnanti?”.