La Caverna di Psiche
Esigenza di raccontarsi in maniera disordinata. Voglia di comunicare, anche quando non farlo sarebbe meglio. Tensioni da scaricare, flusso di coscienza come cura e tanta voglia di lasciare, magari solo per un secondo,un attimo di riflessione. Alla fine siamo quello che "scriviamo". Parole usate con cautela e rispetto,questo il principio che mi guida. Buona lettura!!!
mercoledì 12 marzo 2025
Inferi
La storia vera di un sopravvissuto alla ‘ndrangheta
Inferi è un sasso scagliato nel cielo dell'indifferenza è l'urlo che di notte ti sveglia riportandoti nella realtà più cruda di una terra bellissima e disperata.
Inferi è un atto di amore estremo nei confronti di un sentimento mai troppo praticato quale la giustizia, la storia di un uomo e di una eresia in un evo appiattito e grigio.
Inferi è un manuale di resistenza civica è un libro dove le parole volano leggere come polline primaverile e cadono sulla terra degli uomini indicando, anche a chi non vuole farlo, la strada giusta.
Inferi è il libro che mancava ad un narrato sulle mafie sempre monco di bellezza e giustizia.
Inferi è ben scritto, un periodare che scorre veloce e leggero come acqua di fonte, fresco e puro come l'aria dell'altopiano Silano.
Narra di una terra e di alcuni suoi uomini che meriterebbero molto ma molto di più rispetto a quello che hanno dato.
Un libro che narra della schiena dritta e dell'immane coraggio di Antonino De Masi e della genuina e sincera voglia di raccontare che un'altra Calabria è possibile di Pietro Comito, cronista di razza e raffinato divulgatore di storie altrimenti dimenticate.
De Masi è un vero imprenditore, uno di quelli che se fosse nato tra i capannoni della Brianza o nell’opulenta Germania avrebbe fatto la fortuna di tutti.
Antonino vive invece una vita blindata, la sua azienda presidiata dall’esercito e lunghe notti insonni costellate da pensieri distruttivi.
L’ imprenditore dichiara: “Perdere la propria vita non significa per forza morire. Si perde la propria vita anche rinunciando a viverla secondo quei princìpi che fanno di noi degli esseri umani: libertà, dignità e giustizia”.
Molti sono disposti a barattare questi sacri principi: pochi privilegi ed un successo effimero e sempre in bilico.
Pochi invece, come soldati sul fronte, sono disposti a difendere questi principi anche a costo di perdere anni di sacrifici e la salute.
Come scrive Antonio Nicaso nella prefazione di questo libro:” è bello sapere che c’è un altro De Masi che ha deciso di non arrendersi. Si chiama Giuseppe come il nonno e ha scelto di tornare in Calabria”.
Sicuramente questa è l’eredità più bella che un padre può lasciare ai suoi figli, perché è proprio vero che si educa con l’esempio e di questi esempi hanno bisogno non solo i nostri figli, ma anche la nostra martoriata terra, attraversata per troppo tempo da gente di malaffare.
mercoledì 12 febbraio 2025
Fenomenologia di "Darione nostro".
Dario Brunori è una luce nelle case d'inverno nei paeselli aggrappati al Pollino.
È lo sguardo severo dei giganti nerboruti della Croce di Magara, guardiani di storie ancora tutte da raccontare.
È la spiritualità Bizantina di Stilo e la dolce intimità della Certosa di Serra San Bruno.
È il manifesto di una terra sempre in bilico tra le brutture del tempo e degli uomini e la tempra d'acciaio dei suoi figli migliori, uomini che " sono cresciuti in una terra crudele dove la neve si mescola al miele" di " persone buone che portano in testa corone di spine".
"Che hanno imparato sin da bambino la differenza tra il sangue e il vino" e " che una vita si può spezzare per un pezzetto di carne o di pane ".
Dario è la capacità di utilizzare le parole amore e cuore nello stesso verso, senza essere mai banale o scontato :" Che tutto questo amore io non lo posso sostenere, perché conosco bene le dimensioni del mio cuore".
Dario è la prospettiva sconosciuta dell'amore mai troppo raccontato, di un padre, quello con la maglia da mediano che gioca nelle retrovie portando al riparo la squadra, quando gli avversari minacciano l'inviolabilità della tua porta.
Brunori è la migliore tradizione del cantautorato con un tocco di sana ironica disillusione tipica di chi è cresciuto in una terra madre e matrigna.
È una giornata di luce sul lungo mare di Reggio Calabria intento ad osservare l' illusione ottica della Fata Morgana.
È il dolce sapore della neve e il vino cotto quando questa terra si veste da piccolo Canada a due passi dal Maghreb.
Dario sono tutti i figli " studiati " che trovano un posto nel mondo, quelli che si portano dietro l' orgoglio e il pregiudizio e che ti vogliono spiegare con la sua poetica leggera, malinconica e a tratti crudele,che anche in Calabria nascono persone che segnano la storia con pagine di genuina bellezza.
venerdì 31 gennaio 2025
Un ricordo lontano nel tempo. Amore e diaspora.
Una corsa in stazione, un treno che parte, arrivo a Bologna, fermo su una panchina. Salta la coincidenza, cambia il treno, il mio vagone è popolato da fratelli dalla pelle color ebano. Non ho posto, pur avendolo prenotato.Il mio panino, nel bagaglio veloce inizia ad ungere i miei libri, non ho fame, ma ne sento l'odore, mi basta. Il treno parte, macina chilometri, luci e sfondi nella notte cambiano, ho un foglio di giornale, lo stendo per terra, ma non mi siedo; gente anche nei corridoi, ad un certo punto il vociare caotico e indistinto di mille idiomi, si fa silenzio. L'aria fuori è umida, dal finestrino quelle che prima erano luci di mille colori, si uniformano diventando bianche quasi diafane, forse sono i banchi di nebbia di un inverno che sta per finire, più umido che freddo. Sto correndo, non so perché, come faccio ogni quindici giorni, tagliando in due lo stivale. Le mie cuffie passano ormai da ore una musica ipnotica, catartica, suggestiva, lenta. Robert non cantvia, biascica parole come solo lui sa fare, sapientemente incollate ad un tappeto acustico di straniante meraviglia. Finalmente l'alba, il Vesuvio in lontananza,mi porta nelle narici odor di caffè dentro termos improvvisati e nebbie che si sollevano. Mi accorgo che il mio vicino di posto, un togolese alto prestante e triste, mi ha appena sorriso, nonostante per tutta la notte abbia ascoltato dalle mie cuffie una musica non richiesta, mi dice che il giorno prima aveva trascinato il suo "primitivo" carretto di mercanzie all'interno di un mercato di una cittadina del ferrarese, in realtà vorrebbe mandarmi "affanculo" ma non lo fa,visto che non gli ho fatto chiudere occhio con la mia musica del cazzo,deve risparmiare un po' di forze, perché il mese di marzo, la mattina presto, nella Piana di Gioia Tauro, il freddo e l'umidità ti svuotano dentro. Il tempo passa, il treno inizia a dondolare con una certa frequenza, capisco che stiamo per arrivare, perché fuori gli alberi d'olivo la fanno da padrone,prima di entrare nelle regno delle anime morte che raccolgono agrumi squisiti. Alla stazione mio padre mi aspetta, mi guarda e mi dice lapidario " non hai dormito? " Io non rispondo, abbozzo un sorriso e ci dirigiamo verso una panda bianca che nel parcheggio adiacente alla stazione ci aspetta. Robert, continua a cantare beffardamente una " lullaby ", ma soprattutto non capisco, per quale arcana e oscura ragione ho fatto un viaggio di quasi diciotto ore, su un carro bestiame, anche perché dopo settantadue ore è previsto il ritorno.
" Improvvisamente mi fermo
Ma so che è troppo tardi
Sono perso nella foresta
Tutto solo
La ragazza non è mai stata lì
È sempre uguale
Sto correndo verso il nulla
domenica 3 novembre 2024
L' arte di correre.
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